Fare Digitale: la cultura data-driven al centro dell’impresa

Il 3 aprile 2025 si è svolto il terzo modulo del percorso Fare Digitale, promosso da PIDMed – il Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio di Salerno. Dopo aver affrontato i temi della strategia e dell’innovazione digitale, il focus si è spostato su una delle risorse più preziose per le imprese contemporanee: i dati. A guidare l’incontro è stato Michele Aponte, CEO e CTO di Ellycode, Microsoft MVP e ideatore della piattaforma di business intelligence Elly. Il suo obiettivo? Dimostrare che anche le PMI, se correttamente guidate, possono diventare organizzazioni data-driven, in grado di raccogliere, leggere e usare i dati per prendere decisioni migliori.

I falsi miti da superare: i dati non sono solo per le grandi aziende

Aponte ha esordito sfatando alcuni luoghi comuni:

 “Non è vero che solo le grandi aziende possono usare i dati. E non è vero che servono milioni di record o competenze tecniche avanzate per iniziare.”

In realtà, ha spiegato, ogni impresa – anche la più piccola – produce quotidianamente una quantità enorme di dati: vendite, clienti, fatture, feedback, flussi social. La sfida non è generarli, ma organizzarli e trasformarli in informazione utile.

Come diventare un’impresa data-driven: partire dalle domande giuste

Il cuore dell’intervento è stato dedicato a un principio semplice ma potente: i dati non parlano da soli, vanno interrogati.
Aponte ha mostrato come partire dalle domande più concrete che un imprenditore si pone ogni giorno – ad esempio “quale cliente è più redditizio?”, “quali prodotti vendono meglio?”, “dove sto perdendo soldi?” – per capire quali informazioni servono davvero e come strutturarle.

KPI, dashboard e AI: strumenti concreti per prendere decisioni migliori

Nel corso del modulo, Aponte ha illustrato una serie di strumenti semplici e accessibili per raccogliere e visualizzare i dati. Ha spiegato l’importanza di pochi KPI ben scelti, dashboard chiare e strumenti intuitivi come Excel o Google Sheets, fino ad arrivare alle piattaforme di business intelligence, più avanzate ma sempre più accessibili grazie all’intelligenza artificiale.

“Meglio tre numeri giusti che trenta grafici inutili,” ha detto, sottolineando come la chiarezza conti più della quantità.

Una parte molto apprezzata dell’intervento è stata dedicata all’uso dell’AI generativa per interrogare i dati. Aponte ha mostrato esempi pratici di come oggi sia possibile chiedere a un sistema: “Trova i clienti più redditizi del trimestre” oppure “Fammi un riassunto delle vendite”, ricevendo risposte comprensibili anche per chi non ha competenze tecniche.

L’intelligenza artificiale non sostituisce l’imprenditore, ma gli offre occhi in più”.

Come iniziare: piccoli passi per grandi risultati

Per concludere, Aponte ha indicato un percorso semplice per avvicinarsi all’analisi dei dati:

  • Raccogliere i dati che già esistono (in Excel, email, gestionali);

  • Scegliere 2-3 indicatori chiave da monitorare ogni settimana;

  • Usare l’AI per semplificare la lettura dei dati;

  • Parlare con il team e costruire insieme una cultura del dato;

  • Chiedersi ogni giorno: “Cosa mi dicono i numeri?”

Scarica le slide per approfondire i contenuti dell’intervento

Per chi desidera approfondire, è possibile scaricare le slide complete di Michele Aponte compilando il form sul sito PIDMed. Un’occasione per avere tra le mani strumenti e suggerimenti pratici per iniziare a lavorare con i dati in azienda.

Prossimo appuntamento: Digitalizzazione dei processi e automazione

Il percorso Fare Digitale prosegue il 2 maggio 2025 con un modulo dedicato alla digitalizzazione dei processi aziendali e all’automazione, per imparare a rendere più efficienti le attività quotidiane e migliorare il controllo delle risorse.

📍 Iscriviti gratuitamente su www.pidmed.eu e scopri tutti i prossimi moduli in programma.

I vini della provincia di Salerno a Vinitaly, tra digitalizzazione e aggregazione

Vinitaly Campania Salerno

Il settore vitivinicolo italiano tra record e nuove sfide

Il settore vitivinicolo italiano ha registrato nel 2024 un nuovo record nell’export, superando gli 8 miliardi di euro di fatturato con quasi 22 milioni di ettolitri spediti oltre confine. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di destinazione, rappresentando il 24% del fatturato complessivo all’estero, grazie a un incremento del 10,2% in valore e del 7% in volume.

In questo contesto di crescita, la Campania ha contribuito significativamente, con una produzione di 614.000 ettolitri nel 2024, segnando un aumento del 30% rispetto all’anno precedente.

La trasformazione digitale come leva strategica

Tuttavia, il settore vitivinicolo italiano affronta sfide significative, tra cui la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici, alle fluttuazioni del mercato e alle evoluzioni delle preferenze dei consumatori. La trasformazione digitale emerge come una leva cruciale per affrontare queste sfide, offrendo strumenti per ottimizzare la produzione, migliorare la qualità e rafforzare la competitività sui mercati internazionali.

La ricerca del PIDMed a Vinitaly

Il PIDMed, Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio di Salerno, che supporta le micro, piccole e medie imprese (MPMI) nel processo di trasformazione digitale, nel corso della giornata inaugurale di Vinitaly – fiera internazionale di vino tra le più conosciute e amate al mondo, in corso a Verona fino al 9 aprile – ha reso pubblica una ricerca sul grado di digitalizzazione delle aziende vitivinicole della provincia di Salerno, molte delle quali presenti a Verona nel padiglione della Regione Campania.

Scarica il report QUI 

La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e il Consorzio Vita Salernum Vites, ha coinvolto 31 aziende, rilevando un tessuto economico fatto di piccole realtà (58,2% ditte individuali; 42,3% ha tra 5 e 10 ettari di vigneto), con basso livello di digitalizzazione strutturata, ma con un’elevata vocazione alla qualità e alla sostenibilità (83,9% produce vini DOP/IGP, 33,3% ha una certificazione biologica).

Le tecnologie 4.0 più utilizzate riguardano:

  • l’e-commerce (61,3%),

  • i pagamenti digitali (67%),

  • la sensoristica di campo

  • e i sistemi GIS/GPS per la mappatura dei vigneti (35,5%).

Le aziende della nostra provincia sono piccole e disposte lungo un territorio ampio da Positano fino a Sapri” – ha dichiarato Andrea Ferraioli, presidente del Consorzio Vita Salernum Vites – “Inoltre siamo una provincia vitivinicola giovane. Abbiamo bisogno di differenziarci e fare sistema, sfruttando le DOC territoriali e non legate al vitigno, sull’esempio della Costa d’Amalfi. Questo sta avvenendo, anche grazie all’impegno della Regione, della Provincia e della Camera di Commercio di Salerno. Il digitale è una delle armi a nostra disposizione per emergere in modo congruo e serio”.

Andrea Ferraioli
Andrea Ferraioli, Presidente Consorzio Tutela Vini Salerno

Digitalizzazione e competenze: le criticità

Tuttavia, mancano figure tecniche capaci di gestire questi strumenti in modo strategico, e molti processi aziendali non sono ancora formalizzati. Circa la metà delle imprese intervistate (48,4%) segnala difficoltà nella formazione del personale. La carenza di competenze digitali è una barriera concreta all’innovazione.

Siamo consapevoli che esiste una richiesta di figure professionali specializzate” – ha commentato Andrea Prete, presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Salerno – “Il mismatch aumenta in modo esponenziale quando le imprese richiedono competenze digitali o green, e tutto questo ha un costo in termini di competitività. Per questo motivo stiamo investendo, oltre che sulla formazione mirata alle imprese attraverso PIDMed, anche sulle risorse umane. Puntiamo sul sistema degli ITS, con i quali abbiamo dato vita a percorsi formativi post diploma ad alta specializzazione, anche nel settore dell’Agritech”.

Un cambiamento in atto

La situazione è quindi in trasformazione. Molte aziende sono consapevoli delle opportunità offerte dalla digitalizzazione, ma restano forti resistenze culturali, carenza di infrastrutture, scarsa formazione tecnica e accesso limitato alle risorse.

Tuttavia, emerge una crescente apertura, specie tra le nuove generazioni di imprenditori, verso modelli sostenibili, innovativi e cooperativi.

Il prof. Alex Giordano, direttore scientifico del programma Rural Hack, che collabora con PIDMed e autore del libro “Foodsystem 5.0: Agritech, Dieta Mediterranea, Comunità”, ha sottolineato l’importanza di una trasformazione digitale inclusiva:

La trasformazione digitale, per le microimprese del vino, serve a farle cooperare, a costruire filiere intelligenti e a condividere le risorse. Il digitale – conclude – deve fungere da catalizzatore per la collaborazione, poiché le sfide globali richiedono risposte collettive”.

Alex Giordano
Alex Giordano, Direttore scientifico di PIDMed e di RuralHack, co-curatore della ricerca

Scarica il report QUI 

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Costruire una strategia digitale e una roadmap per l’innovazione

Fare Digitale continua: un secondo modulo ricco di strumenti e visione

Il percorso Fare Digitale, promosso dalla Camera di Commercio di Salerno attraverso il progetto PIDMed, è entrato nel vivo con il secondo appuntamento tenutosi il 6 marzo 2025. Dopo aver introdotto le basi della trasformazione digitale nel primo incontro, il focus si è spostato sulla strategia digitale e sulla costruzione di una roadmap per l’innovazione. A guidare questa tappa è stato Giuseppe Noschese, imprenditore e consulente, fondatore di Ecommerce HUB, esperto di open innovation per Sellalab e autore del libro Ecommerce Startup.

Noschese ha accompagnato imprenditori e professionisti in un vero e proprio viaggio che ha mescolato visione, metodo e concretezza. Il suo intervento ha offerto alle PMI una bussola strategica per orientarsi nel mare della digital transformation.

Innovare non significa solo usare tecnologia

Fin dalle prime battute, Noschese ha voluto sgombrare il campo da un equivoco comune: innovazione non è sinonimo di tecnologia. Certo, la tecnologia è una componente fondamentale, ma è solo uno degli strumenti attraverso cui un’impresa può esprimere la propria capacità di evolversi e attraverso cui preparare una efficace strategia digitale.

Attraverso casi concreti – da Toyota a Netflix, da Apple a Patagonia – Noschese ha spiegato come l’innovazione possa riguardare processi, prodotti, organizzazione interna, marketing, modelli di business o persino il rapporto con la società. Ogni esempio è stato un tassello per costruire un concetto ampio e profondo: innovare significa trovare modi nuovi ed efficaci per migliorare ciò che già esiste, mettendo al centro clienti, contesto e capacità di ascolto.

La strategia parte dalla vision: come costruire la propria identità competitiva

Al centro dell’intervento una chiara convinzione: ogni processo di innovazione solido nasce da una strategia chiara e consapevole. Noschese ha presentato un modello articolato che parte da elementi identitari come vision e mission, per arrivare alla definizione della corporate strategy, della business strategy e infine del posizionamento competitivo.

Attraverso strumenti come il Golden Circle di Simon Sinek, ha mostrato come partire dal “perché” (la motivazione profonda dell’impresa), per arrivare al “come” (il modo in cui si agisce) e al “cosa” (prodotti e servizi). L’obiettivo? Creare una connessione emotiva autentica con il cliente e generare un posizionamento distintivo sul mercato.

Conoscere il contesto: mercato, clienti e competitor

Un’altra componente fondamentale della roadmap proposta è la capacità di raccogliere e analizzare dati. Noschese ha spiegato come approcciare l’analisi del mercato in modo pratico: comprendere i comportamenti digitali degli utenti, intercettare i trend, osservare i concorrenti, capire cosa funziona e cosa no.

Senza scivolare in tecnicismi, ha accompagnato i partecipanti a familiarizzare con una serie di strumenti – gratuiti e a pagamento – per raccogliere insight su pubblico, performance, sentiment e strategie dei competitor. Un approccio data-driven, quindi, che consente di prendere decisioni strategiche più informate, flessibili e aderenti alla realtà.

Creare valore: il cliente al centro del modello di business

Una delle parti più stimolanti dell’incontro è stata dedicata al concetto di proposta di valore. Per Noschese, oggi le imprese non possono più permettersi di proporre un prodotto o un servizio “generico”. Devono capire quale problema stanno risolvendo per i propri clienti e quale beneficio unico offrono.

Attraverso strumenti come il Business Model Canvas, il Value Proposition Canvas e il metodo dei Jobs To Be Done, Noschese ha illustrato come si possa progettare un’offerta che parli direttamente alle esigenze reali (e spesso latenti) delle persone. L’esempio del progetto “Calzolaio.online” ha dimostrato come anche una realtà artigianale e tradizionale possa innovare radicalmente, offrendo un servizio digitale di qualità per la cura di accessori di lusso, grazie a un’attenta analisi dei bisogni del cliente.

Il digitale è un’onda: serve cultura e sperimentazione

A conclusione dell’intervento, Noschese ha ribadito un concetto chiave: il digitale è prima di tutto cultura. Non si tratta solo di aggiornare strumenti o processi, ma di abbracciare un nuovo modo di pensare l’impresa. Un mindset aperto alla sperimentazione, all’ascolto, all’adattamento continuo.

Il digitale è un’onda: se non la percepisci in tempo per cavalcarla, ti travolge”, ha detto.

E proprio per questo motivo, ogni imprenditore deve imparare a interpretare i segnali, testare soluzioni, ascoltare feedback e reagire con flessibilità e visione.

Scarica le slide dell’intervento

 

 

Per approfondire i contenuti trattati da Giuseppe Noschese, è possibile scaricare le slide complete dell’incontro compilando il form disponibile sul sito PIDMed. Gli strumenti e i modelli proposti sono disponibili in formato pratico, per accompagnare le imprese nella costruzione della propria strategia digitale. C0mpila il breve questionario sopraindicato.

Prossimo appuntamento: i dati come risorsa strategica per l’impresa

Fare Digitale prosegue il 3 aprile 2025 con il terzo modulo del corso, dedicato alla Gestione dei dati e processi data-driven, a cura di Michele Aponte. Un’occasione preziosa per imparare a valorizzare i dati in azienda e usarli per migliorare decisioni, efficienza e competitività.

Iscriviti gratuitamente su www.pidmed.eu e resta aggiornato sul programma.

I primi passi verso la trasformazione digitale delle imprese

Un percorso per l’innovazione digitale delle imprese salernitane

Il 7 febbraio ha preso il via Fare Digitale, il percorso formativo promosso dalla Camera di Commercio di Salerno attraverso il progetto PIDMed. L’obiettivo è chiaro: accompagnare le PMI della provincia di Salerno in un processo di trasformazione digitale strutturato e consapevole. L’evento di apertura ha visto protagonista Gabriele Granato, esperto di web marketing e comunicazione digitale, che ha offerto una panoramica approfondita su cosa significhi realmente trasformare digitalmente un’impresa.

 

Dalla digitalizzazione alla trasformazione: il cuore dell’intervento di Gabriele Granato

“Digitalizzare non significa semplicemente usare strumenti digitali, ma cambiare il modo di fare impresa”, ha sottolineato Granato. Troppe aziende, infatti, confondono la semplice digitalizzazione dei processi – come la fatturazione elettronica o la gestione documentale in cloud – con una reale trasformazione digitale. Quest’ultima, invece, rappresenta un ripensamento strategico, che coinvolge tecnologia, persone e modelli di business.

Granato ha illustrato questa distinzione con esempi pratici. Ha parlato di aziende che hanno iniziato la digitalizzazione con piccoli passi – adottando un CRM per migliorare la gestione clienti o implementando piattaforme di e-commerce – per poi trasformare il loro approccio complessivo al mercato grazie ai dati e all’automazione.

Le aziende che oggi crescono non sono quelle che semplicemente integrano strumenti digitali, ma quelle che ripensano il loro intero modello operativo

Il contesto salernitano: numeri e sfide della trasformazione digitale

Granato ha presentato alcuni dati rilevanti tratti dalle slide, che evidenziano lo scenario attuale della digitalizzazione nel nostro paese e nella provincia di Salerno:

  • Nel 2024 gli investimenti in tecnologie digitali in Italia hanno superato i 25 miliardi di euro, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente.
  • Il 68,1% delle imprese salernitane ha avviato investimenti nella trasformazione digitale, mostrando una crescita rispetto agli anni precedenti, ma con ancora molte sfide da affrontare.
  • L’errore più comune? Pensare che la tecnologia da sola sia sufficiente: senza un cambiamento culturale e organizzativo, gli investimenti digitali rischiano di non portare benefici concreti.

Questi dati riflettono una realtà in trasformazione, in cui molte imprese stanno sperimentando l’uso del digitale, ma poche stanno davvero rivoluzionando il loro modo di operare. È qui che entra in gioco la necessità di formazione e accompagnamento strategico, come quello proposto da Fare Digitale.

Strategie e ostacoli: come affrontare la trasformazione digitale con successo

Uno degli aspetti più interessanti dell’intervento di Granato è stata l’analisi degli ostacoli che le aziende incontrano nel loro percorso di digitalizzazione. “Pensare che basti acquistare tecnologia senza cambiare il modello di business è un errore che vedo troppo spesso”, ha evidenziato.

Ha poi raccontato alcuni casi concreti di aziende che hanno affrontato la trasformazione digitale con successo, tra cui un’azienda del settore agroalimentare che ha implementato l’Internet of Things per monitorare le coltivazioni in tempo reale, riducendo sprechi e ottimizzando la produzione. Un altro esempio riguarda il mondo retail: “Un piccolo negozio che adotta un e-commerce non sta semplicemente digitalizzando la vendita, ma ha l’opportunità di ridefinire la relazione con il cliente, personalizzando l’esperienza e costruendo una strategia omnicanale”.

Il cambiamento, secondo Granato, deve partire dall’adozione di una mentalità data-driven: imparare a raccogliere e interpretare dati per prendere decisioni più efficaci e anticipare le esigenze del mercato.

Scarica le slide per approfondire i temi trattati

Per chi non ha potuto partecipare o desidera approfondire i temi affrontati da Gabriele Granato, è possibile scaricare le slide del suo intervento compilando il form disponibile sul sito PIDMed. Scarica le slide compilando il seguente questionario.

Prossimo appuntamento: strategia digitale e roadmap per l’innovazione

Il percorso di Fare Digitale continua il 6 marzo con un modulo dedicato alla Strategia Digitale e Roadmap per l’Innovazione, tenuto da Giuseppe Noschese. Sarà un’opportunità per gli imprenditori di imparare a pianificare un’innovazione efficace e sostenibile nel tempo.

Per partecipare al prossimo incontro e rimanere aggiornati sul programma, visita il sito di PIDMed e registrati gratuitamente.

“Fare Digitale”: al via il corso gratuito di formazione digitale

“Fare Digitale”: il corso gratuito per PMI e professionisti parte il 7 febbraio

La nuova sfida della Camera di Commercio di Salerno: parola alle imprese

La Camera di Commercio di Salerno, nell’ambito delle attività del Punto Impresa Digitale Mediterraneo – PIDMed, nato in partnership con l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in collaborazione con l’associazione Fare Digitale APS e l’Hub Rete Salerno afferente al progetto Rete del Ministro dello Sport e i Giovani, attuato da Invitalia, promuove un corso di formazione digitale gratuito per imprenditori, manager e professionisti della provincia di Salerno.

Attraverso 6 incontri gratuiti, programmati da febbraio a giugno, sarà possibile formarsi e comprendere come affrontare le sfide della trasformazione digitale e cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie 4.0.

Al fianco di 6 docenti ed esperti di innovazione, siederanno altrettanti sei imprenditori salernitani che, supportati dalle attività di PIDMed della CCIAA di Salerno, hanno intrapreso un percorso di trasformazione digitale. Un nuovo modo di raccontare la digitalizzazione, lasciando la parola alle imprese protagoniste. Si inizia con Giuseppe Pagano dell’Azienda San Salvatore il prossimo 7 febbraio. Si susseguiranno Federica Vassallo di Cilento Food Boutique, Annalisa Verdecchia di Memo Design, Pietro D’Elia di I Segreti di Diano, Piero Robertiello di Mulino Urbano e Giuseppe Vassallo di Dialectika.

Non il solito percorso formativo, ma un’occasione concreta per:

  • Capire come le tecnologie 4.0 possono trasformare il tuo business e migliorare i tuoi processi aziendali.
  • Accedere a strumenti ed opportunità concrete, con il contributo dell’Hub Rete Salerno di Invitalia, messi a disposizione dal Piano Transizione 5.0 per rendere possibile il cambiamento.
  • Connetterti con una rete di esperti e professionisti che condividono la stessa passione per l’innovazione e il progresso.
  • Conoscere gli incentivi che sostengono la nascita e lo sviluppo delle imprese e della trasformazione digitale.

Cosa ti aspetta?

  • Docenti esperti: Lezioni tenute da accademici, consulenti e innovatori di rilievo.
  • Sessioni pratiche: Ogni incontro combina teoria e pratica per offrire competenze immediatamente applicabili.
  • Rete di supporto: Un’occasione unica per entrare in contatto con professionisti e realtà innovative.

Il programma di “Fare Digitale”: 

Il corso inizierà il 7 febbraio e sarà interamente gratuito.

Per partecipare, basta registrarsi al seguente link: https://www.faredigitale.org/corso-fare-digitale/.

Non perdere l’occasione!

I posti sono limitati: iscriviti subito e inizia il tuo percorso verso la digitalizzazione.

PIDMed: innovare oggi per costruire il futuro delle imprese del territorio.

 

Fondo per la Transizione Industriale: nuova opportunità per le imprese

Il Fondo per il Sostegno alla Transizione Industriale, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), rappresenta un’importante iniziativa nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo strumento mira a incentivare la decarbonizzazione dei processi produttivi, supportando le imprese nell’adozione di tecnologie avanzate che migliorano l’efficienza energetica e riducono l’impatto ambientale. Attraverso questo Fondo, le aziende italiane possono accelerare il loro percorso verso un modello produttivo più sostenibile, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali ed europei.

Obiettivi del Fondo

Il Fondo si propone di:

  • Supportare le imprese nel percorso verso la transizione ecologica.
  • Incentivare l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate.
  • Contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e all’efficienza energetica.

A chi si rivolge

Possono accedere al Fondo:

  • Imprese manifatturiere che intendono investire in progetti di ricerca e sviluppo.
  • Aziende che mirano a trasformare i propri processi produttivi in ottica di sostenibilità.

Come accedere ai finanziamenti

Le imprese interessate possono consultare il sito ufficiale del MIMIT (link al bando) per ottenere informazioni dettagliate sui requisiti necessari, le modalità di adesione e le tempistiche previste per partecipare a questa importante opportunità di finanziamento.

Perché è importante per le PMI

Il Fondo rappresenta un’occasione unica per le piccole e medie imprese (PMI) italiane, permettendo loro di:

  • Accrescere la propria competitività sui mercati internazionali.
  • Ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività.
  • Prepararsi alle sfide future legate alla sostenibilità.

Conclusioni

PIDMed, da sempre attento all’innovazione e alla digitalizzazione delle imprese, invita tutte le realtà imprenditoriali a cogliere questa opportunità. La transizione industriale è un passo fondamentale per costruire un futuro sostenibile e competitivo.

Non perdere l’occasione! Visita il sito del MIMIT per maggiori dettagli e scopri come accedere al Fondo per il Sostegno alla Transizione Industriale.

Trasforma la tua PMI con il Bando PID Next: scopri tutti i vantaggi

Sei una micro, piccola o media impresa (MPMI) e vuoi cogliere l’opportunità di innovare grazie alla trasformazione digitale? Il Bando PID Next è la risposta alle tue esigenze! Promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy in collaborazione con Unioncamere, questo progetto è finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per sostenere le imprese italiane nel loro percorso di digitalizzazione.

Cosa offre il Bando PID Next?

Grazie a questo bando, le imprese selezionate potranno accedere a:

  • Analisi della maturità digitale: un esperto del Polo PID Next effettuerà una valutazione personalizzata per identificare i fabbisogni tecnologici della tua azienda.
  • Orientamento e supporto: riceverai un report dettagliato con suggerimenti su partner tecnologici e opportunità di finanziamento per realizzare il tuo progetto.

Requisiti per partecipare

Le imprese ammesse riceveranno servizi del valore massimo di €2.883,00 (più IVA, ove applicabile), coperti fino al 100% per le micro e piccole imprese e fino all’80% per le medie imprese.

Possono candidarsi le imprese che:

  • Sono iscritte al Registro delle Imprese e in regola con il DURC.
  • Rispettano i requisiti previsti dalla normativa antimafia vigente.
  • Appartengono alla categoria di micro, piccole o medie imprese, come definito dall’Allegato 1 del Regolamento (UE) n. 651/2014.

Le domande possono essere presentate esclusivamente online attraverso la piattaforma restart.infocamere.it utilizzando SPID, CIE o CNS. Le candidature sono aperte dalle ore 10:00 del 16 dicembre 2024 alle ore 16:00 del 29 maggio 2025.

Non perdere questa opportunità!

Il Bando PID Next è un’iniziativa strategica per accelerare la trasformazione digitale del tuo business. Approfitta di questa occasione per migliorare la tua competitività e prepararti alle sfide del futuro.

Per ulteriori informazioni e per consultare l’avviso pubblico completo, visita il sito ufficiale di Unioncamere.

Quel bufalo tra le vigne dell’Azienda San Salvatore

«Ho visto un Bufalo tra le vigne e ho bevuto vino. Ho visto un Bufalo tra le vigne e lui ha visto me.»

Eravamo a conoscenza di questa espressione insolita dell’Azienda San Salvatore, situata nel Parco Nazionale del Cilento – precisamente a Paestum, Stio e Giungano – e abbiamo fatto visita al signor Giuseppe Pagano pensando di avvistare un bufalo durante la nostra passeggiata.

Ma tra i profumi avvolgenti del vino in cantina e la bellezza mozzafiato del panorama circostante, percependo la passione per il lavoro mentre osservavamo le vigne al lavoro, abbiamo ottenuto molto più di quanto immaginassimo. E non solo abbiamo avuto l’occasione di vedere il bufalo, ma si presentava in modo stilizzato, proprio come l’avrebbero visto i Greci.

La Storia

L’azienda nasce nel 2003, quando il sig. Giuseppe Pagano, un imprenditore con trent’anni di esperienza nel settore della ristorazione, decide di dedicarsi alla coltivazione di uva. 

Fonte:  grandichef.com

L’ispirazione nasce dal fascino della Cantina Toscana Ruffino che visita nel 2007 e che suscita in lui il desiderio di riprodurre lo stesso scenario di bellezza. Con determinazione e un approccio imprenditoriale analitico e intuitivo, riesce a portare la “perfezione” in agricoltura.

Acquista 75 ettari di terreno precedentemente coperti da bosco, inizia la coltivazione e nel 2009 avviene la prima vendemmia seguita dalla prima vendita nel 2010.

Ha avuto il supporto di una consulenza da parte di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e attuale enologo della cantina, il quale riconosce a Stio un territorio dalle potenzialità vinicole estreme che, nonostante ciò avesse un significato negativo, avrebbe potuto ben sperare nell’ottenimento di un vino unico. Ma questo lo spinge a cercare altri vigneti, trovandoli in località Cannito, di fronte all’attuale cantina, e vicino a una stalla all’epoca dismessa.

A quel punto, pensò di allevare bufale che producevano latte e dal cui ricavo giornaliero, riusciva a mettere da parte per costruire la cantina. 

Così, San Salvatore 1988 non si limita alla produzione di vino, ma coltiva anche frutteti, uliveti e boschi ed in più 750 bufale. 

Inoltre, avendo a disposizione una vasta gamma di prodotti propri e l’esperienza nel settore alberghiero, Giuseppe Pagano nel 2016, decide di aprire la cucina “La Dispensa”, un unico luogo che, attraverso i suoi sapori, racconta un’intera storia.

Ed ecco chiarita la storia del bufalo. Voleva un simbolo che rievocasse l’antica essenza del territorio, evocando i templi dell’antica Grecia e allo stesso tempo rappresentare quel capitolo significativo nella storia dell’azienda. Tuttavia, poiché il bufalo non era presenti in quei tempi, ha tratto ispirazione dai disegni stilizzati ritrovati su manufatti in terracotta, immaginando come i Greci lo avrebbero rappresentato se lo avessero visto tra le vigne.

Filosofia aziendale 

Il sig. Giuseppe Pagano, con il suo instancabile spirito imprenditoriale ha dimostrato di avere una visione proiettata verso il futuro e, infatti, la sua azienda fu la prima ad aderire ai voucher 4.0 per la digitalizzazione messi a disposizione dalla CCIAA di Salerno. La lungimiranza di Pagano ha guidato l’azienda verso l’espansione, individuando le possibilità del 4.0 anche quando il mercato non comprendeva appieno l’impatto positivo della trasformazione digitale, soprattutto per le piccole imprese identitarie del territorio. 

Giuseppe Sicilia, Responsabile amministrativo, sottolinea che Giuseppe Pagano ha sempre trasmesso all’azienda la sua filosofia di sostegno all’innovazione: «L’azienda per poter vivere e fare profitto ha l’obbligo di innovare per garantire sostenibilità economica e successo nel lungo termine» – afferma – «Inoltre, questa innovazione tiene conto che l’azienda fa biologico al 100% , consentendo così di implementare pratiche sostenibili e rispettose verso l’ambiente». Giuseppe ci parla anche di un terzo tipo di sostenibilità che viene spesso offuscata dalle altre, ma non per questo meno importante: la sostenibilità sociale, sottolineando che la risorsa umana è il primo dei grandi successi di una azienda. 

A dimostrazione di quanto ci è stato detto, l’azienda ha recentemente investito nell’acquisto di un filtro tangenziale, il quale consente il recupero del liquido dalle fecce. Questo non solo garantisce una maggiore qualità del prodotto finale, ma contribuisce anche alla sostenibilità economica complessiva dell’azienda, consentendo il recupero di liquidi aggiuntivi.

Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, grazie al supporto di PIDMed l’azienda ha intrapreso una collaborazione con Primo Principio nel 2018 tramite i voucher di Pid, ma sta continuando ad aggiornarsi e a proseguire in questa direzione. 

Primo Principio è una società cooperativa specializzata in soluzioni di monitoraggio e supporto decisionale nell’ambito agricolo e della gestione del rischio idrogeologico. Opera con installazioni in Slovenia, Grecia e in Italia, contando circa 300 clienti e operando nel settore da circa 10 anni.

Grazie alle loro soluzioni WiFor, in particolare WiForWine nel settore vitivinicolo, è possibile monitorare una serie di parametri legati al clima, al terreno e alla salute delle piante. Questo permette di ridurre trattamenti chimici, migliorare la qualità e la quantità del raccolto, ottimizzare il consumo idrico e gestire in modo più efficiente i processi di lavoro.

Utilizzando una stazione meteo sul campo e sensori per misurare in tempo reale i parametri ambientali, la piattaforma elabora i dati e fornisce all’utente indicazioni utili per la gestione del vigneto, direttamente su PC, smartphone o tablet.

In questa prospettiva, la collaborazione tra San Salvatore, Primo Principio e Pidmed rimarrà solida e costante. È proprio per questo motivo che giovedì 3 Aprile ci ha visti tutti coinvolti in un’attività sul campo.

I vigneti di Stio 

I vigneti di Stio hanno una configurazione in pendenza, con un fondovalle, caratterizzati da un clima molto rigido e prevalentemente umido. 

Queste condizioni favoriscono lo sviluppo della peronospora durante i mesi più caldi, motivo per cui intervenire in prevenzione con la sensoristica risulta necessario. Tuttavia, Andrea Galante, Project Manager di Primo Principio, dichiara che il fattore umano è importante perché anche l’uso della sensoristica ha bisogno di competenze, formazione e organizzazione.

In questi vigneti, sono state installate tempo fa delle centraline, ma Primo Principio si è reso conto che i dati non venivano trasferiti correttamente e, dal momento che l’azienda deve prepararsi per il momento più critico nelle vigne, siamo andati in campo per effettuare un monitoraggio dove è presente Fiano 2011 coltivato a doppio guyot. In questo vigneto è presente una centralina senza pluviometro, ma dotata di sensori di bagnabilità fogliare e di temperatura.

Il cavo del pannello solare era staccato, probabilmente a causa della presenza di cinghiali e cervi nella zona. Tuttavia, poiché la batteria era ancora carica, si è esclusa la possibilità che questo fosse il motivo del problema di trasferimento dei dati. Si è pensato che potesse essere un problema di copertura del segnale, quindi è stata sostituita l’antenna omnidirezionale con un’antenna direttiva. Alla fine, si è scoperto che il problema era dovuto all’ossidazione causata dalla non corretta chiusura del modem, che permetteva l’ingresso di aria e umidità. 

Ci è stato spiegato che quando il cavo del pannello non trasmette energia, i dati rilevati in campo vengono conservati nel cloud e, nell’arco di tempo in cui non vengono rilevati dati locali, si ricorre ai dati satellitari.

La maggior parte della produzione è concentrata sul Fiano, con un altro appezzamento Fiano 2018 a guyot singolo dove è presente anche la stazione meteo con pluviometro che ha più di 4 anni e quindi ha bisogno di manutenzione.

Tuttavia, anziché sostituire l’intero sistema, Primo Principio opta per interventi mirati sui singoli componenti, in linea con il loro impegno per la sostenibilità.

Infine, in questo appezzamento è stato aggiunto un sensore di umidità nel terreno in una zona centrale. 

Il futuro dell’azienda 

Per quanto riguarda gli obiettivi futuri, l’azienda mira a ottenere la certificazione Equalitas per un bilancio sostenibile. Ora l’azienda si impegna a raggiungere anche la sostenibilità sociale, dimostrando così un impegno completo verso la sostenibilità in tutte le sue forme.

Ascoltare la storia di Giuseppe Pagano ci ha dato conferma dell’importanza, se non della necessità, di introdurre le tecnologie nei processi aziendali. E di quanto sia fondamentale che le aziende abbiano piena consapevolezza della propria maturità digitale non solo per identificare quando e dove concentrarsi nell’implementazione delle tecnologie, ma allo stesso tempo di integrarle nel flusso di lavoro con l’obiettivo rendere efficiente l’intero processo aziendale in un mercato che diventa sempre più competitivo.

Sei interessato anche tu a capire quanto la trasformazione digitale possa supportare la tua impresa? Misura gratuitamente il livello di maturità digitale della tua azienda partendo dal Selfi4.0

Compila qui l’assessment: https://www.puntoimpresadigitale.camcom.it/selfdigitalassessment/index.php/358529

A cura di Fabiana Mango

Evento di formazione on-line: VINO 4.0

Martedì 20 giugno 2023 dalle 15.00 nell’ambito delle attività previste dal progetto PIDMedPunto impresa digitale mediterraneo della Camera di Commercio di Salerno in collaborazione con l’università Federico II di Napoli, sarà organizzato l’evento dal tema Vino 4.0 in partnership con RuralHack.

L’evento si propone di analizzare lo stato dell’arte e gli obiettivi futuri per l’innovazione tecnologica 4.0 in viticoltura attraverso l’analisi di due casi pratici da mettere a disposizione degli imprenditori del territorio.

Negli ultimi anni, il vino si è affermato tra i prodotti più globalizzati nel panorama di scambi agroalimentari mondiali grazie ad una nuova dinamica dei consumi e della produzione. Un settore particolarmente fiorente anche in provincia di Salerno con punte di elevata eccellenza, ma appare chiaro come il settore vitivinicolo sia uno dei maggiori asset su cui poggia il Made in Italy in generale: con una produzione che vale 11,2 miliardi di euro e 113.241 operatori organizzati in 124 Consorzi di tutela. Anche l’export è in costante aumento: stando ai dati (Ismea – Qualivita) nel nostro Paese, le esportazioni (nel 2021) hanno raggiunto i 6,29 miliardi di euro per una crescita del +13,0% in un anno.

Per rispondere alle esigenze del mercato in un contesto di cambiamenti climatici, l’intero comparto sta sperimentando una graduale rivoluzione basata sull’innovazione tecnologica

L’applicazione delle cosiddette tecnologie 4.0 permette di costruire un sistema produttivo più efficiente e sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista socio-economico.

L’Unione Europea supporta con vari strumenti la ricerca di soluzioni innovative nel settore della viticoltura e, grazie alle risorse comunitarie, sono molti i progetti che attualmente lavorano allo sviluppo e all’innovazione dell’intera filiera vitivinicola.

Droni, sensori, big data, intelligenza artificiale fungono da abilitatori permettendo una migliore gestione dei vigneti: sistemi di raccolta e condivisione delle conoscenze, strumenti di supporto che devono essere ripensati in modo coerente rispetto ai processi e alle trasformazioni socio-culturali che accompagnano. 

Vinificare è, al contempo, un’arte e una scienza; Vino 4.0. Tecnologia, ricerca e sostenibilità per il settore vitivinicolo sarà l’occasione per raccontare due casi virtuosi in cui l’innovazione è intervenuta a supporto della produzione di un vino che potesse rispettare e raccontare il territorio in cui viene prodotto. 

A partire, infatti, dalla presentazione dei Progetti di ricerca dei Gruppi GREASE e VINTES, entrambi Gruppi Operativi finanziati dal Piano di Sviluppo Rurale 2020-2022.

Il progetto “Modelli sostenibili di coltivazione del vitigno greco” – GREASE – ha l’obiettivo di individuare nuovi modelli di gestione sostenibile del vitigno Greco per aumentare la redditività aziendale e la sostenibilità ambientale.

Il progetto “Viticoltura, Innovazione e Tecnologia per i Vini del Sannio” – VINTES  –, invece, si pone come ’obiettivo la creazione di uno standard tecnologico di precisione sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Vino 4.0 intende lanciare una riflessione critica sul ruolo fondamentale della ricerca e sul potenziale delle tecnologie che – nonostante da sole non costituiscano una soluzione sufficiente ed esaustiva per gestire la complessità che caratterizza il settore vitivinicolo – possono fornire un valido strumento per implementare modelli imprenditoriali innovativi e costruire, sul lungo periodo, un sistema produttivo più sostenibile anche per le aziende produttorici della provincia di Salerno.

L’evento gode del patrocinio dell’Associazione Italiana Sommelier – AIS, della Federazione Ordini Dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Campania – FODAF Campania e dell’ Ordini Dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Salerno. 

Vino4.0: Il programma

SALUTI E INTRODUZIONE

Alex Giordano

Università degli studi di Napoli “Federico II” – Direttore Scientifico progetto PIDMed

Nicola Fontana

Regione Campania

Con la presentazione dei progetti

Progetto GREASE 

Il progetto “Modelli sostenibili di coltivazione del vitigno greco” – GREASE – ha l’obiettivo di individuare nuovi modelli di gestione sostenibile del vitigno Greco per aumentare la redditività aziendale e la sostenibilità ambientale.

  • Veronica De Micco
    Università degli Studi di Napoli “Federico II” 
  • Pierpaolo Sirch
    Az. Feudi di San Gregorio

Progetto VINTES

Il progetto “Viticoltura, Innovazione e Tecnologia per i Vini del Sannio” – VINTES  –si pone come ’obiettivo la creazione di uno standard tecnologico di precisione sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico.

  • Paolo Storchi
    Responsabile Tecnico Scientifico
  • Valentino Salvatore
    Agrodigit s.r.l. 

CONCLUSIONI 

Iolanda Busillo 

Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Salerno 

Tommaso Luongo 

Associazione Italiana Sommelier Campania

Come posso partecipare a Vino 4.0?

L’evento è in formato webinar. La partecipazione è gratuita ed aperta a tutte le imprese e i professionisti della Provincia di Salerno previa compilazione di questo form

Vino4.0 rilascia crediti formativi?

L’evento rientra all’interno delle attività di alfabetizzazione digitale promosse dal progetto PIDMed ed i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione.

L’evento è patrocinato dalla  Federazione Ordini Dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Campania – FODAF Campania e di Salerno pertanto  la partecipazione al webinar dà diritto all’attribuzione di crediti formativi per i dottori agronomi.

L’indagine Excelsior: le competenze green – approfondimenti settoriali

Costruzioni, meccatronica e servizi avanzati alle imprese rappresentano i principali settori con richiesta di competenze green. Essi si distinguono, per la rilevanza dei profili per cui sono necessarie le green skill sul totale dei contratti programmati, comparti particolarmente sensibili alla doppia transizione – ecologica e tecnologica – che potranno beneficiare delle politiche espansive nazionali ed europee. In particolare, nel 2020 nel settore delle costruzioni sono richieste competenze green all’81,7% delle entrate, nella meccatronica all’82,7% e nei servizi avanzati di supporto alle imprese all’84,8% degli ingressi.

LA DOMANDA DI COMPETENZE GREEN NELLE COSTRUZIONI

Il settore delle costruzioni gioca un ruolo centrale per il rilancio dell’economia in chiave green dopo la crisi pandemica sai nelle strategie a livello nazionale, si pensi all’Ecobonus del 110% per l’efficientamento energetico degli edifici, sia nei piani della Commissione Europea che ha identificato in “Costruire e ristrutturare” uno tra i principali temi da affrontare per raggiungere le neutralità climatica entro il 2050. Inoltre, con le risorse dal piano europeo Next Generation EU saranno previsti investimenti per conseguire gli obiettivi legati al Green Deal Europeo: la creazione di infrastrutture per la graduale decarbonizzazione dei trasporti e per una mobilità di nuova generazione, l’adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria, il miglioramento delle misure per l’efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici e degli stabilimenti produttivi, la promozione dell’economia circolare, la riqualificazione del territorio nell’ambito del contenimento del consumo di suolo e della mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici.

Oltre all’ambito delle ristrutturazioni, come sottolineato anche dalla Commissione Europea, è di fondamentale importanza anche il modo di costruire i nuovi edifici: andrà sviluppato un sistema di progettazione più attento alla sostenibilità delle costruzioni e che preveda la limitazione dei consumi energetici e delle emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.

Le ricadute occupazionali del rinnovamento che sta investendo questo settore emergono chiaramente analizzando i piani occupazionali delle imprese delle costruzioni rilevati dal Sistema informativo Excelsior: l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale è decisiva per 255mila entrate, l’81,7% delle 312.640 programmate nel settore costruzioni nel 2020.

Al 64,9% delle entrate a cui sono richieste competenze green viene richiesta anche una esperienza specifica in questo campo, mentre più esigua è la quota delle entrate green riservate ai giovani, solo il 16,4% del totale. Per il 36,2% delle entrate con competenze green le imprese segnalano una difficoltà di reperimento di queste figure, in più della metà dei casi a causa della preparazione inadeguata dei candidati (18,3%).

Le professioni a cui sono maggiormente richieste green skills sono gli specialisti nei rapporti con il mercato, per il 92,6% delle entrate nelle costruzioni sono necessarie competenze green di grado elevato. Infatti, come è stato sottolineato, sarà sempre più strategica per l’attività aziendale l’attenzione ad acquisire materie prime sostenibili. Seguono gli ingegneri civili (75,9%), i meccanici e montatori di macchinari industriali (68,1%) e i tecnici delle costruzioni civili e professioni assimilate (67,1%).

Tra le professioni selezionate nella tabella, considerando i valori assoluti dei flussi previsti in ingresso nelle imprese delle costruzioni per la competenza green di elevata importanza, emergono tra le più ricercate gli elettricisti nelle costruzioni civili (oltre 25mila entrate di grado elevato), gli idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (circa 14mila unità) e i tecnici della gestione di cantieri edili (quasi 13mila unità), che insieme rappresentano più di un terzo dei contratti attivati con competenze green elevate.

Per la maggior parte delle professioni di questo comparto le green skill sono diventate una competenza essenziale per usare efficacemente prodotti o adottare processi che riguardano le attività quotidiane: dall’ingegnere all’operaio, che si parli di efficienza energetica negli impianti di riscaldamento e raffrescamento, di cappotti termici, di chimica verde, di ecodesign o di riparazione di macchine industriali o elettrodomestici, questi lavoratori e le loro competenze non possono sfuggire al confronto con i temi dell’energia, dell’inquinamento e del miglioramento delle prestazioni.

LA DOMANDA DI COMPETENZE GREEN NELLA MECCATRONICA

La consapevolezza della strategicità dell’efficienza energetica – in termini di minori costi e maggiori opportunità di mercato – ha spinto molte imprese a considerare la tematica ambientale un requisito fondamentale, soprattutto in Europa, dove il contesto normativo è divenuto sempre più stringente a riguardo.

Infatti, l’Unione Europea ha assunto un ruolo di primo piano nella corsa verso la trasformazione green delle economie: dalla ratifica del Protocollo di Kyoto, fino al lancio del Green Deal, la roadmap europea della transizione green, aveva già puntato su una decisa svolta verde prima della crisi da COVID-19. Lo scoppio della pandemia, poi, ha agito da acceleratore del processo, imponendo la transizione verde come vero e proprio volano di ripresa economica.

L’Italia, quindi, si trova a dover affrontare obiettivi sfidanti per trasformare non solo i processi industriali, ma anche per realizzare di nuovi prodotti a minore impatto ambientale, dal settore degli elettrodomestici, alla meccanica, alla produzione di mezzi di trasporto, con la filiera automotive già impegnata nella transizione verso la mobilità elettrica, che dovrebbe contribuire in maniera significativa all’abbattimento delle emissioni nazionali dei trasporti.

Gli investimenti senza precedenti a supporto dei processi di trasformazione green avranno ampie ricadute positive sui settori manifatturieri, in particolare sui produttori di beni di investimento, quali appunto le industrie dell’automotive, elettrotecnica e meccanica, chiamati a rispondere alle esigenze di un’economia sempre più sostenibile. A tal fine avranno bisogno di nuove figure professionali con competenze tecniche specifiche in campo ambientale e di formare il personale con competenze green.

La domanda di competenze green nella meccatronica è stata analizzata con riferimento ai dati relativi ai due microsettori classificati in Excelsior come “Industrie fabbricazione macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto” e “Industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali”. Questa filiera fa registrare un interesse molto elevato da parte delle imprese per figure con attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, che sono richieste nell’82,7% delle 150mila entrate programmate dai due settori nel 2020.

Tra le 124mila entrate previste per le quali è necessario che la figura professionale scelta abbia un’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, il 38,8% deve avere una esperienza specifica in questo campo e il 31,8% degli ingressi ha un’età al di sotto dei 29 anni.

L’alto grado di innovatività di questo settore trova riscontro nella difficoltà di reperimento sperimentata dalle imprese che supera il 40% per le figure con competenze green (44,5%). In particolare, la mancanza dei candidati è la principale causa della difficoltà segnalata dalle imprese, che coinvolge il 22,8% delle figure con attitudine green ricercate dal comparto.

Tra le principali professioni programmate dalle imprese della filiera nel 2020 per incidenza di competenze green, si osserva la percentuale più elevata per gli ingegneri elettronici e in telecomunicazioni (60,5%), seguiti dagli addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate (56,0%), dagli ingegneri energetici e meccanici (49,5%) e dai disegnatori industriali (49,2%).

In termini di flussi previsti in ingresso, tra queste risultano le professioni più richieste con elevata importanza di competenze green i meccanici e montatori di macchinari industriali con 8mila ingressi. Seguono gli attrezzisti di macchine utensili, con quasi 4mila entrate e gli installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con oltre 3mila unità.

 

LA DOMANDA DI COMPETENZE GREEN NEI SERVIZI AVANZATI

Nel comparto dei servizi avanzati di supporto alle imprese rientra un’ampia gamma di imprese con ambiti di interesse che comprendono le attività legali e contabilità, le attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, le attività degli studi di architettura e ingegneria, la ricerca scientifica e sviluppo, la pubblicità e ricerche di mercato e le attività di selezione e fornitura di personale. Nonostante il comparto dei servizi avanzati possa apparentemente non sembrare direttamente coinvolto nella transizione verde in corso nell’economia italiana, è importante osservare come la domanda di competenze green interessi sempre di più anche le aziende di questo settore. Proprio nel ruolo di supporto alle imprese più direttamente impattate dalla Green Economy si può individuare il motore che ha portato questo settore a registrare nel 2020 una quota di entrate dell’84,8% per le quali le competenze green sono necessarie; questa quota è tra le più alte del comparto servizi che richiede un’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale al 79,6% delle entrate complessive.

Sono quindi poco più di 125mila le entrate programmate nel 2020 per le quali è necessario che la figura professionale scelta abbia un’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, tra queste il 37,3% deve avere una esperienza specifica in questo campo e per un terzo dei nuovi assunti è stata espressa la preferenza per giovani al di sotto dei 29 anni (il 33% delle entrate previste). È significativa anche la quota di entrate per cui le imprese lamentano difficoltà di reperimento, il 35,3%, di cui per il 19,6% risulta una difficoltà per una preparazione inadeguata dei candidati.

Le green skill sono richieste con importanza elevata ad almeno il 50% delle assunzioni di ingegneri elettronici e in telecomunicazioni (67,6%), ingegneri civili (67,1%, corrispondente a 4.500 ingressi, tra i più elevati nel settore), tecnici programmatori (60,7%), tecnici chimici (59,6%), ingegneri energetici e meccanici (58,9%), disegnatori industriali (56,5%), tecnici della sicurezza sul lavoro (55,7%), tecnici meccanici (54,8%) e architetti (54,4%).

Come già sottolineato, anche le professioni dell’ICT devono confrontarsi con la capacità di comprendere, orientare e gestire i processi nell’ambito della sostenibilità ambientale per poter progettare in maniera efficiente dal punto di vista green i loro sistemi, ma non sono gli unici.

L’eterogeneità delle figure professionali che si leggono in questa graduatoria riflette la molteplicità delle attività svolte dalle imprese che appartengono a questo settore ed è un ulteriore segnale della pervasività della richiesta di competenze green.

Ulteriori informazioni nel capitolo 5 del volume sulle Competenze Green disponibile al seguente indirizzo web: https://bit.ly/3gsBvKM

Scarica QUI l’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Salerno

Per maggiori approfondimenti https://bit.ly/3maHer7  e https://bit.ly/3snSaFg

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