Il mondo intorno cambia rapidamente e spesso nel disorientamento generale lo sguardo che abbiamo è spaventato. Accade, per esempio, se si guardano i dati di Confcommercio che ci dicono che l’Italia in 11 anni ha perso 70mila piccoli negozi, una perdita del 12% che nei centri storici supera il 14,3 per cento. Non è andata meglio agli ambulanti, comparto che nello stesso periodo ha perso il 14,2% degli imprenditori scesi a poco più di 84mila dai 98mila del 2008. In compenso sono cresciute altre attività come bar, take away, ristoranti e alberghi e anche la vendita on line.
Anche per l’industria la situazione non è rosea: l’Istat registra a dicembre il sesto calo consecutivo delle vendite estere delle imprese con una frenata che coinvolge quasi tutti i settori, con l’eccezione di farmaceutica, alimentare e tessile.
Come se non bastasse da domenica parti consistenti dell’Italia sono in quarantena e anche questa ci sta costando cara. Già da domenica scorsa si è cominciato a fare il conto economico di questa emergenza e, per fare degli esempi, le imprese di Codogno e Casalpusterlengo, i due comuni finiti per primi in quarantena in Lombardia, che fatturano da sole 1,5 miliardi l’anno ogni giorno di stop rischiano di mandare in fumo 4 milioni di entrate. Il conto può salire a 18 milioni al giorno se la serrata coinvolge tutta la provincia di Lodi. Le 461 imprese di Vo’ Euganeo — paese da cui arriva la prima vittima del virus — macinano 107 milioni di incassi l’anno, oggi a rischio.
A simboleggiare che il momento è proprio triste l’interruzione anche del Carnevale di Venezia che, calcola Confturismo, ha fatto perdere 22 milioni.
Spavento ma quanto ci costi?
Di seguito gli articoli scaricabili:
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