Lo chiamano #allarmemismatch: è la distanza tra il gran numero di offerte e di richieste di certi tipi di lavori.
Secondo i dati di Unioncamere nel primo trimestre 2020 le imprese offriranno oltre 1,1 milioni di opportunità lavorative e di queste il 30,6% – circa 355mila posizioni – rischia di rimanere senza risposta per mancanza di candidati.
Pare che siano praticamente introvabili tecnici, diplomati e Its; laureati nelle discipline «Stem». Tra le nuove professioni, legate soprattutto all’innovazione e al 4.0, sono richiestissimi (e difficili da reperire) data scientist e data analyst, ingegneri con preparazione digitale, operai specializzati, chimici, esperti in marketing, modellisti di capi di abbigliamento, addetti alle lavorazioni dei prodotti alimentari.
Il grido d’allarme arriva da tutto il Centro-Nord e soprattutto da tutti i settori core della manifattura italiana. I numeri sono importanti: servono 67 mila persone nella meccanica dove la figura più richiesta è il tecnico in campo ingegneristico; 40 mila sono le figure ricercate nell’Ict e in particolare si cercano analisti programmatori e sviluppatori di software e app; infine servono 25 mila lavoratori nella moda dove la figura più richiesta è il modellista di capi di abbigliamento.
Di sicuro un dialogo sistematico tra gli attori dei territori è necessario ma, a questo punto, serve probabilmente anche una riflessione nazionale sul grande tema delle competenze, sia come nuove occasioni professionali, sia come base di una nuova cittadinanza.
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